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L'idea imprenditoriale e la filosofia dello zafferano di matera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Matera è tempo di innovazione, culturale e sociale, ma anche imprenditoriale. 

Le realtà medio-piccole mediterranee come quella materana, che basano la loro storia e la loro economia su un passato agricolo radicalizzato tutt’oggi nel nucleo familiare e nel patrimonio culturale, sono realtà ancora semi-rurali, in cui la tradizione, il sapere contadino, l'economia di sostegno primario, si fondono con tutto ciò che rurale non è.

La ruralità, intesa come patrimonio paesaggistico, economico, culturale di un territorio, supera l'agricoltura in se, come mera attività economica di lavorazione e sfruttamento ( pur se positivo ) della terra, e diventa la chiave di lettura della innovazione sociale che pervade il Sud Italia in questi anni di crisi capitalistica, o meglio di rottura di schemi esistenti.
E proprio da qui propone nuovi modelli di sviluppo e di economia, nuove correnti culturali, che spesso partono appunto dalla terra, dai suoi frutti, per oltrepassare i limiti dell'agricoltura, come su detto, e arrivare a proporre progetti "rurali", che abbracciano il complesso dei valori di un territorio, inteso come una identità.
Un esempio di questo nuovo modello o semplicemente uno dei modi in cui questo modello può declinarsi, è rappresentato dal progetto di una giovane azienda agricola materana che si sta cimentando, con successo, nella produzione di zafferano proprio a Matera.

La coltivazione dello zafferano è assolutamente ecosostenibile, in quanto completamente manuale e non richiede, per la delicatezza di tutte le fasi del processo, dall'impianto fino al confezionamento, l'uso di macchine che potrebbero danneggiare i delicati fili o i bulbi che generano i fiori.

Inoltre tutto il processo produttivo, che avviene da agosto a novembre, risulta assolutamente identico a quello di 1000 anni fa, garantendo una vera e propria conservazione e difesa di una tradizione rurale, più che di un prodotto agricolo ( Fonte Zafferano di Matera ). 

Lo Zafferano di Matera è quindi l'esperimento di una "nuova imprenditoria rurale" della Città della Cultura 2019, che sta puntando a innovare con un piccolo tassello il sistema economico della piccola realtà materana, proponendo un modello di coltura agricola sostenibile, con un basso impatto sull'ambiente, con un altissimo valore culturale e con un intento fortissimo di recupero della biodiversità del territorio.

Lo zafferano era infatti già presente nella zona del materano intorno al 1300 e poi trascurato probabilmente per il grosso lavoro manuale che richiedeva, e fu introdotto dai saraceni durante la loro permanenza nel sud Italia, come una serie di altre testimonianze, anche archittetoniche, urbanistiche e culturali.

Si è trattato dunque di reintrodurre una coltura che si adatta benissimo ai terreni e al clima materano e che probabilmenate veniva già usato nella cucina locale, sposandosi molto bene con alcuni sapori tipici; si pensa che la preziosa spezia potrebbe essere stata sostituita da una grezza imitazione (solo nell'aspetto di polvere rossa ) che si chiama  "u safranèl", ovvero il peperone crusco molito.

La lavorazione dello Zafferano di Matera avviene in maniera del tutto manuale e sostenibile, anche durante il confezionamento del prodotto finito che è fatto, nei limiti del possibile, con materiali di recupero, riciclati e che non richiedono ulteriori sprechi energetici o grossi impatti ambientali, assicurando comunque il rispetto delle generali norme igieniche e alimentari.

Il packaging infatti è fatto recuperando i sacchetti di carta da pane, già a sua volta riciclata, gli scampoli di tessuto o pezzi di vecchi abiti utilizzabili, fasce e fascette, pezzi di carta e di altri materiali in qualche modo utili per contenere, scrivere o sigillare, attraverso diverse tecniche di lavorazione ( ritaglio, cucito, sterilizzazione ) manuali. 

Questo nuovo prodotto, con tutto il suo processo produttivo e la sua strategia di promozione, è insomma un vero progetto di "imprenditorialità rurale", in cui la crisi, che è soprattutto di valori oltre che economica, ha permesso di ripartire dalle origini, ovvero da una tradizione, rimodellandola e arricchendola, per approdare ad una innovazione commerciale, buona, pulita e giusta.

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